• racconti

    Rumori di fondo

    Ogni tanto mi sto sui coglioni. Succede a tutti, anche se io, per la maggior parte del tempo, sono molto indulgente con me stesso. Quando faccio qualche cazzata sono sempre pronto a inventare una scusante. Ma a volte non ci riesco.  A volte capita che sia stanco, non preparato o che quello che ho combinato sia particolarmente grave e mi dico:  – Max, questa volta hai veramente fatto una cazzata, sei proprio un coglione. Quando capita, mi piace pronunciare la frase urlando come se litigassi con qualcuno.  Molto soddisfacente.  Resisto alla tentazione di gesti autolesionisti. I tagli e i lividi devono essere giustificati, sono evidenti, rimangono nel tempo. Magari un…

  • racconti

    La colpa

    È il momento dei regali dei grandi.  Noi abbiamo già aperto stamattina quelli sotto l’albero e poco fa abbiamo scartato quelli dei nonni, degli zii e, ovviamente, quello della prozia Edwige.  Quest’anno siamo venuti al ristorante. Mamma ha detto che nessuno aveva voglia di invitare tutti a casa per il pranzo di Natale. È da questa estate che Nonna Laura e nonno Gianni hanno portato la prozia Edwige a vivere con loro e la tavernetta è diventata il suo appartamento e quindi niente ritrovo nella loro sala al piano interrato per le feste. Peccato, a me piaceva.  Nessuno degli zii ha avuto un’altra idea: il soggiorno di zio Daniele è…

  • racconti

    Apolide

    Osservo per un attimo la stanza: è grande e luminosa. Ci sono alte pareti a vetri e il pavimento in parquet, e tavoli in legno chiaro dai contorni rossi. Sembra un ristorante, ma non faccio in tempo a fissare l’idea che sento suonare la sveglia. La spengo, sono le sei ed è ancora buio: continuo ad alzarmi alle sei, anche se non ho più un lavoro. Non mangio, mi vesto come se fossi un Peter Pan che si toglie l’ombra e se la rimette. Cerco di fare piano per non svegliare Elisabetta, lei ormai è abituata a dormire fino alle sette, quando deve chiamare le bambine, preparare la colazione, farle…

  • racconti

    La soffitta

    Camminavo sulla riva della Senna. Eri distratta – mi disse poi -, toccavi il dorso dei libri impolverati sui banchi dei robivecchi, sistemavi una ciocca di capelli sfuggita al cappellino e ti fermavi a guardare dal parapetto cosa ci fosse giù. Non c’eri per nessuno, solo per te.  Lui seguiva il mio profilo con le dita sporche di viola e di blu, la pelle che odorava di acquaragia mentre lo baciavo. Eravamo già nella soffitta. Eravamo già Anne e Lucienne. Cacciata dalla casa del padre, dalle preghiere, dal collegio e dalle ragazze per bene. Era accaduto in fretta: la lite furibonda, lo schiaffo, la maledizione di mia madre. Rimaneva una…

  • editoriale

    Febbraio, vecchia Minerva, nuovo giornale

    Nel lontano marzo 1985 – quando non ero né morula, né blastula o embrione e neanche pensiero – Umberto Eco pubblicava su L’Espresso la sua prima Bustina di Minerva: una rubrica settimanale che intendeva [r]accogliere appunti occasionali che potevano essere annotati nella parte interna di bustine di fiammiferi [questa la dettagliata descrizione], all’epoca noti con il nome, per l’appunto, di Minerva.  Non so se questi fiammiferi oggi siano ancora in uso [e in vendita], non so perché gli abbiano chiamati proprio come una divinità [sarebbe curioso scoprirlo], so solo che il titolo del libro omonimo La bustina di Minerva, edito Bompiani, al costo di 16.000 lire trovato all’IBS, mi incuriosiva…