editoriale

Editoriale dicembre

Sono giorni che ho in testa due domande che non mi danno tregua.

Qual è il senso del Natale?

Cos’è la letteratura?

Sono quesiti privi di un nesso logico tra di loro, ne sono consapevole, eppure, a momenti alterni, mi danno il tormento. So, anche, con assoluta convinzione che non troverò una risposta nell’immediato: la prima mi si riproporrà ogni anno all’incirca verso la metà di novembre, per poi lentamente sopirsi a gennaio inoltrato. La seconda, ho come l’impressione che mi perseguiterà per tutta la vita.

Devo, però, trovare un’apparente, o provvisoria, soluzione al mio dramma.

Detto fatto. Esco dal mio ufficio e mi fiondo nella sala riunioni che da settembre è diventata molto più grande. Negli ultimi due mesi, infatti, la redazione si è ampliata in termini di spazi fisici, di idee e di numero [siamo riuscite a fagocitare nel nostro progetto, ben quattro nuove persone]. Così, sotto gli sguardi basiti delle mie colleghe – tranne quello della mia socia che mi sorride e so già che appoggerà ogni mio strambo pensiero –, che mi conoscono poco e che potrebbero prendermi per matta [possibilità non troppo remota], apro armadi e cassetti e comincio a tirare fuori tutto quello che mi capita a tiro: spillatrici, nastrini e fiocchetti di natale, segnalibri, macchine fotografiche, penne. Qualsiasi cosa possa essere utile. A cosa? Ancora non so. So che a qualcosa serviranno e, intanto, prendo tempo. Le risposte che cerco hanno proprio bisogno di questo, di tempo. 

Appoggio tutto sul nostro affezionatissimo tavolo da lavoro bianco e capisco al volo che per questa volta, quella superficie non basterà. Allora mi sposto sul nostro costosissimo parquet. Senza alcun criterio dispongo fogli A4, inserendo qua e là della carta da regalo, e creo un percorso che va dalla porta ai piedi dell’albero di Natale che abbiamo finito di allestire proprio ieri. 

Le mie colleghe ora sono definitivamente distolte dal loro lavoro per via del mio rumoreggiare: in cinque minuti ho sei paia di occhi puntati che mi guardano dallo stipite della porta.

Ho bisogno di risposte, esordisco sapendo di avere tutta la loro attenzione. Credo che voi possiate aiutarmi in qualche modo. Cioè, questa sarebbe la mia speranza e…

Di cosa hai bisogno?, interviene la mia socia: teme, e mi conosce veramente bene, che possa perdere il filo e l’entusiasmo.

Avrei bisogno che ognuna di voi, ogni giorno, a turno, lasciasse su questa serpentina un qualcosa di suo.

Tipo calendario dell’avvento?, domanda qualcuna.

Tipo, acconsento.

Ma qualcosa di che genere?, chiede un’altra.

Ma siamo già molto indaffarate con la programmazione di dicembre e gennaio, e le voci si accavallano.

S T O P!, urla la mia socia per ripristinare il silenzio.

So che siamo impegnate e so che sto per chiedervi uno sforzo maggiore, ma per scrivere il mio articolo sul Natale ho bisogno di ispirazione. Ho bisogno di voi.

Sospiro ancora.

Facciamo così, vi do qualche dritta: scegliete un tema che in qualche modo vi rappresenti o semplicemente vi piaccia e poi declinatelo come meglio vi viene. Seguite le vostre attitudini. Ascoltatevi e poi depositate su questo percorso di fogli qualsiasi cosa abbiate prodotto. Prendetevi il vostro tempo e il vostro spazio e concedetevi tempo e spazio l’un l’altra.

Dopo qualche istante di silenzio la mia socia domanda:

Solo questo?

Solo questo!, confermo e le lascio lì con i fogli e tanti oggetti per terra. Mentre torno nel mio ufficio, sento qualcuna parlottare e qualcun’altra riprendere a lavorare. 

Sospiro ancora una volta, poi sfoglio il mio taccuino e, su una pagina intonsa, segno: editoriale di dicembre.