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C’era una volta – Ada Brucia. Storia di un amore minuscolo
C’era una volta,in un afoso pomeriggio di metà settembre, una donna che aveva tutta l’aria di essersi smarrita. Nonostante avesse seguito tutte le indicazioni: “dopo un piccolo boschetto di querce, si aprirà, davanti a te, una radura, io sarò lì ad attenderti”, lei era riuscita a sbagliare strada più e più volte. Se i fratelli Grimm avessero voluto descrivere la scena di me che vago da un quarto d’ora alla ricerca di un parco giochi, in una città a me sconosciuta nel cuore dell’Italia e che sa tanto di fiaba, di sicuro questo sarebbe stato il loro incipit.[E dopo tanto peregrinar…] Finalmente la vedo: una piccola area chiusa su tre…
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PLAY – Passaggio. Firenze RiVista
Inserisco la cassetta nello stereo e premo play. Ascolto in silenzio. Lato A e lato B. L’ultima canzone suona così: Tell me whyAin’t nothin’ but a heartacheTell me whyAin’t nothin’ but a mistakeTell me whyI never wanna hear you sayI want it that way Questo racconto inizia dalla fine. Dalla fine di Firenze RiVista. Sul palco de Le Murate, per l’ultimo incontro, Gabriele Merlini de L’indiscreto, Adriano Pugno di Tropismi, Lorenzo Fantoni di N3rdcore, Viola Valéry di In fuga dalla bocciofila e la scrittrice e comica Lavinia Ferrone hanno conversato su cinema, musica e, a tratti, politica, degli anni zero. Mi pareva il salotto del Maurizio Costanzo Show con gli…
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Cannella
Indice e pollice cercano invano la lametta, un contatto precluso dalla carta velina che struscia tra i polpastrelli con un fruscio simile al lamento delle foglie secche sotto le suole di scarpe. Il ricordo delle camminate al parco riemerge immediato dalla memoria: la mamma che vagava a elemosinare uno spicciolo, noi che la seguivamo qualche passo indietro quasi fossimo annodate ai suoi fianchi da una corda intessuta di fili invisibili. Agata stringeva la mia coscia nuda, lo sguardo rivolto alle cime degli abeti che si stagliavano su nubi mercurio, la consapevolezza di essere anche lei come una pianta nata nel sottobosco melmoso di una città senz’anima, un germoglio impaziente di…
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Editoriale settembre
Il nome deriva dal latino september, a sua volta da septem, sette, perché era il settimo mese del calendario romano, che iniziava con il mese di marzo. Nel 37, l’imperatore Caligola mutò il nome del mese in Germanico in onore dell’omonimo padre, ma alla morte dell’imperatore il nome tornò quello originale. Nell’89 il nome fu nuovamente cambiato in Germanico, questa volta per celebrare una vittoria dell’imperatore Domiziano sui Catti, ma quando anche Domiziano morì [assassinato], il nome del mese fu ripristinato. Destino breve ebbe anche la riforma del calendario operata da Commodo, nella quale il mese di settembre prendeva il nome di Amazonius. Anche se in realtà muoio dalla curiosità…