
PROSPETTIVE DI EQUILIBRIO

Sono le sei e mezza di un mercoledì, quando il mio telefono si illumina e un minuscolo banner mi avverte che Lisa, della VB, sta pensando a me nella sua stanza e ha voglia di vedermi. Cerco di immaginarla con la faccia sullo schermo mentre sceglie le parole giuste per dire qualcosa ad uno sconosciuto. Ed è difficile, senza dubbio, scegliere le frasi giuste per qualcuno con cui non abbiamo mai parlato. Mi colpisce la parola che ha usato: passione. Non riesco davvero ad amare qualcosa, a perderci la testa ma scrivere mi piace. Non so perché ieri l’ho detto davanti a tutti: nascondo sempre questi brevi e intensi momenti seduto alla scrivania, rinchiusi in un minuscolo doppiofondo della mia mente. Nessuno lo sa, nemmeno Nino, anche se qualcosa sospetta, viste le diverse agende che porto nello zaino. Ma Lisa della VB non mi conosce. Non sa come ho costruito la mia personalità fino ad ora. La caratterizzazione che ho deciso di darmi: freddo e distaccato, lontano da quel mondo colorato e romantico che la scrittura genera nella testa delle persone. E quindi, Lisa della VB è proprio la persona giusta con cui chiacchierare di una passione, come dice lei, che brucerà senza produrre fumo o altro e che morirà tra le nostre stesse parole.
Vieni Nino, prendimi la mano, lascia che ti porti in un posto sconosciuto. Un minuscolo frammento che compone quel mostruoso mosaico che rappresenta la verità. Vieni, bravo, fidati, siamo amici da sempre, non potrei mai farti del male. Sei una parte di me: sei l’horcrux di Tom Riddle dentro Harry Potter: un pezzo di anima che vive nel mio corpo. Tranquillo, possiamo uscire dalla finestra, possiamo volare, possiamo salire senza alcun problema. Non esistono leggi, le possiamo fare noi: questa è la nostra realtà Nino. Non temere, guarda: usciamo dalla finestra della tua camera, quella da cui guardi il mondo mentre rifletti, studi, piangi. Usciamo dal piccolo schermo che usi per fumare di nascosto. Non ti senti libero? Lontano dalla fisicità di cui siamo adoratori, da cui dipendiamo senza alcun vincolo?
Oh Nino, guardami! Volo come Mary Poppins. Te la ricordi la tata che dava le pillole ai suoi bambini? Certo che certe volte mi fai rabbia Nino: come mai non ti chiedi cosa cazzo vuole il tuo miglior amico che, in una notte di maggio come tante altre, ti bussa alla finestra nemmeno fosse Peter Pan.
Non lo so neanche io Nino, comprendessi metà delle cose che penso non sarei più qui probabilmente.
Sì, ti sto portando nelle nuvole. Hai mai giocato ad indovinare le loro forme? Steso su un prato con qualche tua amica, con tua madre? Nessuno riesce mai davvero a vedere le stesse figure ed è incredibile, non credi Nino? Due persone che stanno guardando nello stesso momento una stessa nuvola, vedranno comunque due forme diverse. Questione di prospettive o di diversità? O è la stessa cosa? Oh Nino, guardarti intorno.
Cristo, ma possibile che debba farle tutte io le domande? Lascia la mia mano e guarda giù. Vedi? Vedi quanto tutto è piccolo? Da qui siamo delle minuscole formiche che si muovono senza sosta, che portano incredibili pesi sulle loro spalle. E il fatto è che da giù è tutto diverso Nino, non credi? Quando ci aggiriamo per le nostre città, tra edifici che tendono a Dio, che peccano continuamente, osserviamo soffitti inarrivabili, orizzonti incredibili, eppure da qui, da queste nuvole, tutto perde quella grandezza. Ogni cosa sfuma. È incredibile come riusciamo a chiudere la vita in confini ben definiti, o come cerchiamo di classificare tutto e poi, il tempo, gli eventi, fanno dissolvere quelle che definiamo verità intoccabili.
Oh Nino sai qual è la verità? Sai cosa capisco da quassù? Che non sappiamo proprio un cazzo. Che siamo ciechi, chiusi in gabbie che cerchiamo incessantemente di abbellire e rendere meno pesanti. Ed è triste pensare che le nuvole sono solo un minuscolo punto e ora mi sto convincendo che se potessimo salire ancora più su, anche questa bellezza sembrerebbe inutile. La potenza è fuori di qui amico mio: lo spazio è infinito e noi ci riduciamo a basare tutto sulla nostra casa, strada, città. Siamo solo forme depotenziate di quello che ci aspetta fuori Nino, siamo brutte copie di qualcosa.
Ma ora basta! Lo vedo che non ti senti a tuo agio qui: anche se condividiamo tutto, anche se abbiamo la stessa età e la stessa voglia di riuscire davvero in qualcosa, vedo che la verità ti spaventa. Tranquillo, respira: prima su e poi giù. Concentrati sul flusso d’aria che attraversa il tuo corpo, vedrai che tornerai in un attimo nella tua stanza, sotto le coperte, con tuo fratello che russa dietro la scrivania e ti sentirai di nuovo a casa, il sogno inizierà a svanire e rimarrà solo un senso di inadeguatezza, il sapore di sapere qualcosa e di non riuscire a ricordarla. Sì, ti resterà quella sensazione di consapevolezza di far parte di qualcosa di più grande di noi. E poi, all’improvviso, non vorrai più farci caso: sai bene che rischieremmo di impazzire.
Il posto l’ha scelto lei, come tutto il resto. Io non ho impegni: non sono uno di quelli che deve controllare sull’agenda o robe del genere. Se una cosa la voglio fare, la faccio: non perdo la testa dietro orari e appuntamenti. Che poi a diciotto anni cosa posso avere di davvero importante da fare? Tra due mesi finirà la scuola e andrò via, superando i bordi della realtà in cui mi sono rinchiuso fino ad ora.
Lisa mi ha mandato la posizione. Puntuale, dopo aver pedalato per diversi chilometri, arrivo in un posto lontano anni luce dalla città che calpesto ogni giorno. Sembra un parco. Mi calma tutto questo verde, questi colori così rilassanti hanno l’effetto di una droga o qualcosa del genere. Ma Lisa come diavolo fa a conoscere questo posto?
Ci pensi Nino a quanta ansia abbiamo addosso a soli diciotto anni? Tutti questi voti che continuano ad attribuirci, questa continua sfida che viviamo, nemici in un enorme gioco eppure così vicini. I pomeriggi passati sui tavoli pieni di libri, concetti, formule che memorizziamo e che poco dopo svaniscono. Non esiste più la conoscenza, tutto ormai ha un fine. Prima era diverso, dicono, e mi chiedo, Nino, è mai stato davvero così? Forse vogliamo illuderci che il passato sia stato migliore, forse siamo noi che peggioriamo nel tempo. Siamo noi che facciamo sempre più schifo. Non il mondo.
E un dubbio mi assale, Nino: se fosse davvero così? Se esistessero solo fini dietro ogni azione? Del tipo: si studia per avere ottimi voti non per accrescere la propria conoscenza. Nessuno si interessa della rabbia che monta in un adolescente che sta delle ore sui libri e alla fine racimola una sufficienza stentata. Come si sentirà quel ragazzo? Te lo dico io, Nino: si sentirà uno stupido. Ma non lo darà a vedere: starà zitto fino a quando non esploderà o non imploderà, non so cosa è peggio.
Ecco! Questa è la generazione che sta avanzando. Che un giorno scenderà a recriminare quello che le appartiene: una porzione di mondo oppure il cielo o ancora più su.
C’è lo scheletro di un aereo piccolo. Uno di quelli che possono portare due persone massimo. È lì, davanti a me. Lisa mi ha detto che viene qui spesso a scrivere. Che questo posto sembra essere l’opposto della nostra quotidianità. Il contrario di tutto quello che oggi il mondo è. Appena ho visto la carcassa, appena ho realizzato cosa fosse, mi è balenata in mente la folle idea di essere un archeologo davanti ad un grosso scheletro di dinosauro. E così? Un domani troveranno fossili dei trasporti della nostra epoca? Scheletri di aerei, pullman e treni? Lisa mi dice che non sa da quanto sia qui questo coso, ma da piccola con il padre passava interi pomeriggi a leggere, fantasticare.
Si può ancora immaginare, chiedo. Sorride, forse, è un discorso troppo profondo da affrontare ora.
Seguimi, mi dice. Annuisco e penso che non ho fatto altro finora.
Si siede su uno dei due sedili e mi sorride di nuovo.
Regge entrambi, tranquillo. Mi dice. Salgo e da qui il mondo sembra un po’ storto, come se fossimo sul punto di fare qualche strana acrobazia con questo aereo.
Come mai questo posto per scrivere? Le chiedo. Scende il silenzio, sento il cervello girare senza sosta, progetta una risposta che riesca a contenere un intero mondo nascosto nella sua voglia di riempire pagine intonse di mille parole e infinite storie.
Lo sai cosa mi ha detto, Nino? Mi ha detto che su quell’aereo si sente distante, si immagina di essere in cielo, di poter vedere la bellezza di quello che viviamo, di tutto quello che oggi non riusciamo più a comprendere. E io sono rimasto zitto Nino. Non sapevo cosa dirle.
Ti ricordi quando in cielo abbiamo visto quanto tutto da lassù appariva insignificante? Ecco, per Lisa è esattamente il contrario. Lei pensa che è proprio dal cielo che si irradia la bellezza e arrivi fin quaggiù. In ogni singola testa, mi ha detto, in ogni singola realtà c’è una bellezza intrinseca.
E poi, tu non ci crederai Nino, ma mi ha fatto una domanda da rimanerci scioccato. Mi ha chiesto se riesco a vedere la bellezza nella singola quotidianità, nelle singole scene che si succedono attraverso un montaggio che, a volte, lascia un po’ a desiderare. Non ho risposto e lei ha accettato il mio silenzio e così, zitti, siamo rimasti a fissare il cielo. Non smettevo di pensare al suo entusiasmo. Alla sua passione per la vita.
Oddio Nino, ma cosa mi prende? Perché ti porto tra le nuvole e vedo solo il marcio? Perché vedo solo nero e nessun’altra sfumatura? Mi basterebbe anche un solo colore vivo. Perché non riesco a scrivere storie con un messaggio positivo? Perché non trovo più la salvezza neanche nella scrittura?
Sono andato via con un forte senso di smarrimento verso tutto. Sono tornato a casa, mi sono seduto davanti la finestra e ho provato a guardare fuori. Ho provato a cercare qualcosa, ma non riesco Nino. Mi viene da piangere, da urlare, impazzire e spaccare. Non c’è più nulla in me, nulla. Non c’è più vita o altro. La cosa assurda che mi fa sentire soffocato è che realizzo di avere solo diciotto anni. E Lisa è come me, come tanti, Lisa è giovane e riesce a vedere qualcosa che dal cielo non sembra inutile. A me sembra di perdere qualcosa in più ogni giorno che passa. Eppure siamo solo ragazzi che fumano sulle panchine e credono di poter fare arte, di essere il futuro di un intero pianeta. Mi ha sconvolto passare del tempo con lei su quell’aereo, vedere come la mia passione non è sola, che potrebbe conquistare il mondo insieme a tante altre. E invece ora sono io che mi sento più solo che mai. Mi sento inadeguato e pronto a scoppiare. Nino.
Non guardarmi così, non mi aiuta sapere che tutti trovano piacevole quello che ci circonda, che c’è sempre meno gente che si sente in una gabbia. Non riesco a non provare invidia per Lisa in un certo senso, invidia verso quella bellezza che i suoi occhi riescono a vedere. Eppure dovrei conoscere la sensazione di appagamento che dà mettersi davanti ad un foglio bianco e dire qualcosa attraverso le parole. E credo che sia questo il punto, è tutto perfettamente in equilibrio: Lisa vive la speranza. La vede anche nei libri e finisce con lo scrivere di speranza. È ovunque per lei. E poi ci sono io che non sono in grado di trovare neanche una briciola di bellezza intorno a me.
E tu, Nino? Qual è la tua prospettiva? Che ne pensi di questo cielo o di altri, se ne esistono, della bellezza, della speranza, del marcio e della dannazione? Ho capito Nino, non ti preoccupare! Va bene anche la tua indecisione momentanea o a lungo termine. Non c’è fretta: il tempo è dalla nostra parte, non ci resta che quello alla fine, no? Far passare i giorni cercando di trovare qualcosa, anche un solo prezioso dettaglio. Forse quello potrebbe essere una risposta.
Giuseppe Fiore

