racconti

OGGI

TIC TAC TIC TAC TIC TAC

L’inesorabile scorrere del tempo non mi aiuta affatto.
Mi faccio una violenza a levarmi il piumone di dosso. Il gelo nella stanza mi afferra immediatamente e coalizzato con quello del mio stomaco (sì: si può produrre freddo interiormente) provoca una paralisi istantanea ai produttori di serotonina (già scarsi e pigri). Così, agile come uno stoccafisso, passo da morta a seduta. Ed ecco qua:

Quindi mi copro di vesti calde e comode e sono pronta. Pronta per fare che?

TIC TAC tic tac

– NOOO! – È di nuovo tardissimo. La mattina è andata (di nuovo). Scosto le tende.
– NOOO! Oggi c’è perfino il sole! Oddio che spreco.
In effetti l’inizio non è mai la parte migliore della giornata: tra le 10.00 e le 12.00 mi riempio di sensi di colpa e, prima di scivolare nel pomeriggio, arriva il Pranzo.
Giù: cala il sipario.
Lui (sì, Lui, il Pranzo), abile maestro, si carica la mattina sulle spalle, banchetta assieme ai miei sensi di colpa per spedirmi, infine, il conto a casa. E, senza sorpresa alcuna, la somma di tutte le mie aspettative è un conto salatissimo.
Con questi pensieri entro in bagno: c’è ancora tempo.
Mi lavo la faccia con acqua ghiacciata per cercare di uscire dal mio torpore, ma l’unica cosa che ottengo per un paio di secondi è di vedere con estrema lucidità la mia immagine riflessa allo specchio: le rughe, le occhiaie, gli occhi stanchi, le guance un po’ scavate, ma soprattutto un avanzamento smisurato di capelli bianchi. Quasi riesco a percepire il peggioramento di settimana in settimana.
Il punto è che non farò niente per mascherarlo.
Un segno di incuria nei miei confronti?
Sbagliato!
Ho notevoli difficoltà a svegliarmi da sveglia. Che succederebbe se ci infilassi pure l’illusione di un volto che non è il mio? Con pelle cerata, capelli ben tinti, matite e ombretti a nascondere le mie fosse? Non sarebbe forse anche quello un continuare a sognare? E poi chi mi sveglierebbe più?
Quindi no! Questa è l’unica ingiustizia che non mi autoinfliggerò (per tutte le altre contattatemi: tengo corsi!).

TIC TAC tic tac

È già tardi per la colazione. Però senza zuccheri crollo. Potrei mangiucchiare qualcosa mentre cucino per il pranzo.
– Ah-ah-ah-ah-ah!
Dopo penserò alle cose serie, quelle costruttive. Per il momento mi limito a guardare una puntata di Grace and Frankie. E anche se una tira l’altra, arriva sempre un’ora in cui sento che è giunto il tempo di produrre. Allora apro tutte le finestre della mente, lascio che si generino correnti d’aria di pensieri che, sfrecciando in ogni direzione, si combinano in alchimie a volte altamente improbabili, a volte decisamente azzeccate.
Risultato?!
Un’orgia di possibilità che fa accoppiare tutti gli universi esistenti conducendoli a partorire, contemporaneamente nel mio povero cervello.
Ecco l’eziologia dei mei costanti giramenti di testa e delle mie care emicranie.
Immagino così tante cose! Le vedo puntualmente incastrarsi ad imbuto in quello sventurato tubicino da cui dovrebbero uscire. Dio che tortura!

TIC TAC tic tac

Le ore divorano il pomeriggio. Ma come diavolo fanno a scorrere così velocemente?
Dai, qualcosina l’ho fatta: ho cucinato (più o meno). D’accordo (lo ammetto) mi sono nutrita di cibo confezionato, sbattuto in pentola per qualche minuto senza alcun amore.
Però ho fatto una lavatrice! Bene. Sì, molto bene! È importante avere delle mutande di ricambio.
Che altro? Ah sì! Ho guardato i libri di fisica meccanica e poi quelli sul mondo dei vegetali.
Mi piacerebbe avere due cervelli in pace fra loro, due meravigliose teste che scelgono cosa leggere o fare senza disturbarsi a vicenda. E invece, ho comunque due cervelli ma in lotta fra loro in un unico cranio che li contiene entrambi e che non ne può più. Io non ne posso più: pensare e contemporaneamente sovrapporre un altro pensiero.
E quindi in conclusione, per non fare torto a nessuno, mi siedo sul divano e gioco col cellulare.
E ci si stanca davvero moltissimo a scegliere di non fare nulla. Non solo! Si può finire ammalati, intossicati dalle proprie stesse energie che non potendo uscire, si riversano all’interno come un’onda di veleno.
Malamente, obbligata, ho imparato a conviverci.

TIC TAC tic tac

Tze-tze-tze.
Maledette zanzare! Non hanno più una stagione e neanche un momento della giornata: hanno colonizzato l’intero anno e ogni ora del giorno. Tra un po’ impareranno anche a votare, tanto noi ce ne stiamo già scordando e qualcuno dovrà pur farlo al posto nostro. Non c’è verso di fare qualcosa senza quel ronzio fastidioso intorno. E poi sono perfide ‘ste zanzare: sembra che scelgano bene le proprie vittime. Piace vincere facile a quella società di femmine-vampiro. E lo fanno per i figli.
Eh già! Cosa non si fa per i figli? Ormai pensiamo solo ai figli proiettando su di loro le grandiose speranze di una vita (la nostra) che non abbiamo saputo vivere. Oppure scegliamo di crescerli senza regole, liberi da tutti quegli opprimenti obblighi che abbiamo dovuto subire durante la nostra infanzia, che hanno deturpato la nostra purezza e pure la nostra sanità mentale.
Risultato?! Oggi lasciamo che i nostri figli crescano selvaggi e incivili e ci culliamo nel romantico pensiero che saranno più felici e sani se privi di ogni direttiva.
Ma certo!
Tanto poi per i danni collaterali subìti da un individuo che non ha mai dovuto preoccuparsi dei propri confini (e quindi di percepirne altri), di capire come funziona il mondo (perché il mondo è suo e ne fa ciò che vuole), che non ha mai faticato per raggiungere qualcosa (perché gli è tutto dovuto), per quei danni, dicevo, abbiamo una schiera di psicologi-psichiatri pronti a guarirli nel breve periodo di tutta la loro vita.
Ma noi saremo stati bravi genitori, perché non li avremo mai sgridati.Per tutto il resto… Bhè, non è colpa nostra!

TIC TAC tic tac

Quando giungo alla fine di questi pensieri, mi sembra quasi che non ci sia più nulla da salvare in questo universo ma, ecco, allora che arriva!
È il mio momento preferito: il momento in cui la giornata acquisisce un senso.
Eccola!
Calda.
Bellissima.
Dorata…
…la carezza del tramonto.
È la cosa più rassicurante della giornata. Sembra quasi voglia dire: “Tranquilla, va tutto bene, qualunque cosa tu faccia o non faccia, va tutto bene. Anche oggi sei giunta alla fine e sei ancora viva. Congratulazioni: hai vinto un nuovo giorno!”
Mi commuove sempre. E poi lo fa con stile: mi veste d’oro e fa bruciare il cielo! Mi sento una vera regina. Peccato duri solo qualche istante.
Ma d’altronde si sa: le cose migliori sfilano velocemente.
Se così non fosse, non potremmo sentirne la mancanza.
Che crudele legge biologica.

TIC TAC tic tac

Tutto questo ragionare mi ha fatto venir fame. Qualunque cosa da ingurgitare va bene, tanto ora io sono in pace. Poi un film, un gioco e la sera vola.
Si fa presto a fare tardi.
Ormai è notte anche se sembra giorno perché la civiltà illuminata scaccia le tenebre dal suo mondo: non si vede nemmeno una stella e io temo la morte e il buio perché non posso affrontarli.
Cos’ho fatto oggi? Mi chiedo ancora.
Ah già! Ho passato le ultime dodici ore a chiedermi:

Cosa dovrei fare in questa vita?
Quello che desidero è davvero quello che mi renderebbe felice?
O mi hanno fatto un tale lavaggio del cervello da non riuscire più a distinguere le cose?
Ma poi in fondo, cos’è che volevo?
Oddio ce l’avevo in mente un istante fa: come quando tieni una parola sulla punta della lingua e attendi perché sai che prima o poi troverà il modo di uscire. Quindi resto così: sospesa in una nube di confusione e stanchezza, ma non mi sento schiacciata. Sono in pace adesso. Le cose verranno da sé, non mi resta che aspettare. Ci capirò qualcosa prima o poi, ne sono certa.
Forse domani!
Sì, potrebbe essere tutto più chiaro domani. Ho grandi speranze.

TIC TAC tic tac

Mi infilo nel letto, piena di buoni propositi per un giorno che ancora non esiste.
I mostri del mio subconscio grattano sotto la botola, attendono che le palpebre cedano abbandonando così le ultime difese. Attendono sì! Pronti a scivolare in ogni angolo oscuro del mio castello.
Ma attendo anche io. Il nuovo giorno.
Mi abbandono alla solita caccia tra guardie e ladri: speranze e mostri si sfidano nei miei sogni.
Ogni notte lottano. Ogni notte si contendono la mia anima.
Ma Lei, dall’alto della sua torre, ignora quel che avviene nei bassifondi di quella roccaforte: è roba da umani quella!
Lei vede mille orizzonti da lassù e tutte le strade possibili da percorrere. Smania dalla voglia di assaporare ogni centimetro di terra e cielo. Così aspetta impaziente l’alba.
Aspetta ogni mattina.
Aspetta…
…che io mi svegli.

Sarah Di Bernardo